Che la trasferta in terra umbra rappresentasse quasi per tutti una incognita sia per l'andamento finale del Golf Trophy, che per il campo,chiuso per molto tempo e riaperto di recente,era cosa appurata fin dalla decisione da parte del Consiglio nella scelta della trasferta per il campionato del centro-sud.
Che però, quello che si è presentato davanti agli occhi di tutte le persone intervenute al Golf Antognolla, potesse essere paragonato ad un ambiente da favola, nessuno lo avrebbe immaginato.
Le parole sicuramente non bastano per descrivere l'ambiente ed il terreno di gioco che l'architetto americano Robert Trent Jones è riuscito a ricavare in questa valle dominata dal castello dell'Antognolla. Un anfiteatro naturale che, partendo dalle prime buche, si snoda con un crescendo continuo fino alla buca 8, un par 5, seconda buca più difficile del percorso, dalla quale si può dominare il campo concretizzando ai nostri occhi, dall'alto, quello che dalla buca 1 si poteva solo intuire per la sua spettacolarità, per poi ridiscendere verso la clubhouse.
Uscendo da questa cartolina e tuffandoci nella competizione, come dicevamo in altri interventi, il campo dell'Antognolla ha dimostrato di essere il degno teatro finale del Trophy 2009. Un circuito vissuto sempre sull'incertezza quest'anno per il continuo mutare del tempo, che ha fatto guadagnare speranza ad ogni tappa di poter indossare la giacca blu cobalto anche a giocatori con hcp più basso che, normalmente, fanno fatica a raggiungere questo obiettivo, essendo, il gioco delle carte, già scoperto con abbastanza anticipo e di facile predominio a coloro che con hcp più alto possono portare in cascina molto più fieno durante le varie tappe.
Così quest'anno erano una quindicina i contendenti fermi davanti al negozio del sarto, ma anche a Perugia solo uno, Stelio Gardelli, è riuscito ad entrare per primo, pur con fatica, grazie anche alla costanza di aver partecipato a tutte le prove, lasciando a Moreno Trisorio il secondo gradino della classifica anche se a pari merito.